Ogni tanto arriva anche qualche piacevole sorpresa. Finalmente nella notte scorsa è stato approvato al Senato un emendamento che da il via libera alla produzione e alla vendita dei fiori di canapa, la Cannabis light.
E invece NO! La mattina seguente il presidente del senato ha respinto la mozione, senza alcuna valida motivazione. Quindi niente di fatto.
Nell’emendamento era stata confermata la soglia massima dello 0,5% di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) che devono contenere le infiorescenze per la vendita. Inoltre prevista una tassazione sul prodotto finito.
“Il testo approvato nella notte scorsa al Senato (e proposto dai senatori Mollame, Mantero. Sbrollini, De Petris, Cirinnà e Nugnes) fa chiarezza e realizza proprio la richiesta riforma. Parte dall’utilizzo della sostanza come biomassa arriva poi anche agli shop che vendono cannabis light. La nuova norma, prevede intanto una tassazione di 0,4 euro per grammo sul prodotto finito. E questo è un primo passo. Poi però si fa chiarezza sulla quantità di thc massima che devono contenere questi prodotti. Deve essere tassativamente inferiore allo 0,5%. Nelle norme applicate fino ad ora questa percentuale variava a seconda della fonte tra lo 0,2 e lo 0,5% e questo causavano non pochi problemi e fraintendimenti. Infine, l’emendamento, aggiunge che della canapa light non solo è possibile la coltivazione (già prevista dalla legge 242 del 2016) ma anche la vendita.” (riportato da Repubblica.it – approfondici sul testo originale a questo link).
Questa nuova sconfitta è un passo in avanti verso la legalizzazione?
Se fosse stata approvata la legittimità sulla vendita, rimarrebbero però ancora diverse questioni non chiare e da valutare, come ad esempio:
- l’aliquota iva, visto che alcuni venditori sostengono e applicano ancora quella al 10% e non al 22%,
- la possibilità di venderla non come prodotto tecnico e quindi legittimare l’uso ricreativo di cannabis light non essendo sostanza stupefacente
- la possibilità di venderla non più come prodotto tecnico e quindi predisporre maggiori controlli qualitativi sulla filiera e non solo sul contenuto di cannobinoidi per dare maggiori garanzie al consumatore
Un vero peccato. Hanno dato la tatto attesa notizia per poi “rimangiarsela”. Dopo 2 anni di contraddizioni, interpretazioni sbagliate, politici che fanno “la guerra alla camomilla” e gettano il settore cannabico nel caos per pura propaganda politica, sentenze varie della cassazione in contrasto tra loro, aperture e chiusure dei negozi di cannabis, testate giornalistiche e media che fanno disinformazione e via dicendo…sarebbe stato meraviglioso avere un po di chiarezza. Invece ancora non è cambiato nulla!
Speriamo che questo non sia il “capolinea”, ma solo l’ennesimo tentativo verso un “apertura” maggiore, come sta accadendo in diversi Stati del Mondo che ormai sono da esempio e dimostrano i benefici che si possono ottenere dalla legalizzazione.