L’uso della marijuana è tornato prepotentemente di moda, negli ultimi anni. In diverse nazioni è recentemente stato accettato l’uso medico e/o ricreativo di tutte le tipologie di cannabis, in altre, ad esempio l’Italia, è concessa la vendita solo delle varietà di canapa certificate, la cosiddetta cannabis light o erba legale e di quella farmaceutica dietro prescrizione medica.
A differenza dell’uso trasgressivo degli anni sessanta, oggi però vengono decantati gli effetti terapeutici, veri o presunti, della cannabis sativa, del cannabidiolo (CBD) e degli altri numerosi cannabinoidi presenti nelle infiorescenze (1).
La storia di questa pianta è alquanto complessa e articolata. Le prime notizie dell’uso terapeutico della Cannabis sativa risalgono a 3000 anni fa in Asia centrale, paese di cui è originaria. Solo nell’800 fu introdotta nella medicina occidentale, dove si cominciarono a studiare gli effetti terapeutici su diversi casi clinici. In seguito fu inserita nella farmacopea degli Stati Uniti nel 1916, per essere poi proibita e bandita nel ’42, perché accusata di essere una droga causa di diversi mali sociali.
E’ ormai noto e accettato che la cannabis è una pianta utilissima in ambito alimentare, tessile, industriale, agronomico e anche medico, grazie ai molteplici costituenti chimici presenti nelle infiorescenze. Oltre ai 120 cannabinoidi fino ad oggi identificati, troviamo i terpeni (più di 200), gli idrocarburi, i flavonoidi, gli acidi grassi, gli alcoli, gli aldeidi e le cannaflavine; sono complessivamente più di 600 composti chimici.
Da tenere presente che ci sono moltissime varietà, selezioni e incroci di cannabis che presentano ognuna diverse caratteristiche morfologiche (quantità semi, altezza), ma anche nella concentrazione e composizione delle diverse sostanze chimiche presenti (ad esempio Cannabis con THC e Cannabis light con elevata concentrazione di CBD e bassa di THC ), responsabili degli odori, sapori e profumi e soprattutto dei diversi effetti sul nostro organismo, sia psichici che fisiologici.
Ma che livello di evidenze scientifiche ci sono in campo medico?
Gli studi sull’uso terapeutico della cannabis e dei cannabinoidi (tra cui quelli più recenti sul CBD), sono veramente numerosi. Su PubMed sono indicizzati e consultabili circa 25.000 articoli (2).
Dal punto di vista medico/scientifico bisogna però distinguere il “grado di affidabilità” dei numerosi articoli (evidenza scientifica). Più un caso di studio è comprovato da diverse e ripetute ricerche controllate, isolate, randomizzate e ripetibili, più l’evidenza scientifica è elevata e difficilmente il caso sarà smentito da successive analisi.
Molti degli studi eseguiti fin’ora sulla cannabis, si trovano al livello più basso di evidenza scientifica, il che vuol dire che sono risultati efficaci solo su un limitato numero di esperimenti e non possono quindi essere ancora approvati dalla comunità scientifica. Alcuni invece raggiungono elevati livelli di evidenza: ciò vale sia per gli effetti dannosi della droga che per quelli terapeutici (3).
Accenniamo ad alcune patologie e i rispettivi livelli di evidenza scientifica riscontrati con l’uso di cannabinoidi.
Elevata evidenza: dolore cronico.
Moderata evidenza: nausea, vomito da chemioterapia, sclerosi multipla, ansia sociale.
Bassa, insufficiente evidenza: mancanza di appetito, perdita di peso in pazienti defedati, cancro, Parkinson, demenza, epilessia, colon irritabile.
Per concludere, esistono livelli di evidenza scientifica anche per i casi di studio rivolti a stabilire i danni o rischi per la salute derivati dal consumo (abituale o non) di cannabis. Di fatto l’uso curativo è anche ostacolato dalla contemporanea presenza nella pianta di principi attivi “tossici” e principi attivi “salutari” (4).
Abbiamo scritto questo articolo solo a scopo informativo, non è nostra intenzione sostituirci a medici o ricercatori, ma solo riportare quanto pubblicato in letteratura scientifica e far capire a chi interessato, che bisogna saper valutare le molteplici informazioni e notizie riportate dai media o che si possono leggere online.
Su siti o blog che trattano marijuana o prodotti e derivati della cannabis (in particolare cannabis light e CBD), vengono spesso riportati insieme alle proposte commerciali, anche le presunte proprietà curative, ovviamente senza che sia riportata alcuna distinzione rispetto ai diversi livelli di evidenza scientifica (5), e ciò può essere fuorviante per l’acquirente o il consumatore che può mettere a rischio la propria salute.
Citazioni: (1),(2),(3),(4),(5) – FEI (federazione italiana erboristi) Phyto journal, n.2 marzo-aprile 2018, Focus Cannabis, L’uso terapeutico della cannabis e dei cannabinoidi Potenziali rischi e benefici sulla salute.
Se volete approfondire l’argomento, segue un altro articolo molto interessante in lingua originale pubblicato sul National Cancer Istitute sulla Cannabis e i Cannabinoidi.